I migranti in Italia, per svolgere alcune attività della comunità di ogni genere: culturali, sociali, di volontariato, di beneficenza, politica, hanno bisogno di un quadro giuridico, fornito proprio dalla legge italiana, consentendo così alle persone di organizzarsi in associazioni.
Ogni associazione è legalmente e fiscalmente responsabile delle attività intraprese e regolate da leggi precise.
Le associazioni rappresentano soltanto i suoi membri e non la comunità nel suo complesso, e l’organo decisionale dell’associazione è l’assemblea generale dei membri associati. Nessuno, indipendentemente dalla posizione che ha in associazioni o federazioni delle associazioni e nessuna organizzazione può arrogarsi il ruolo di rappresentante di tutta la comunità senza un atto scritto e firmato individualmente da assolutamente tutti i membri della comunità, questo genere di atto è praticamente impossibile esistere. Neanche i rappresentanti legalmente eletti nei ruoli istituzionali dello stato non sono i rappresentanti di tutta la comunità e non possono pretendere di parlare a nome di tutti.
Le associazioni comunitarie sono durevoli se raccolgono membri su principi-guida di professionalità o identità culturale, oppure sono solo innescate da istinti di affiliazione tribale!…
In Italia ci sono centinaia di associazioni romene, di cui solo la metà sono effettivamente attive e svolgono anche delle attività, almeno quattro all’anno.
La maggioranza ha un massimo di dieci membri, alcuni dei quali, molto pochi, hanno un numero significativo di membri. Le Federazioni rappresentano soltanto le associazioni che hanno aderito a esse o solo nella misura in cui queste associazioni aderite hanno delegato di rappresentare la federazione per iscritto, esplicitamente dove, come e quanto. Altrimenti, sono solo un intreccio di attività comuni. Perciò, tre o quattro cento associazioni, per dieci membri ciascuna, vuol dire meno di quattro mila persone associati, rispetto a quasi un milione e mezzo di romeni in Italia. E pure ho esagerato le cifre!…
Le associazioni politiche intendono promuovere un possibile candidato migrante, il proprio membro, alle elezioni locali o parlamentari in Italia o nel paese di origine. Le filiali dei partiti politici in Romania sul territorio italiano mi sembrano personalmente aberranti. Tuttavia, possono essere costituite associazioni per sostenere tali partiti, rientrando così nello spettro di legalità della presenza politica di alcune formazioni straniere in Italia.
Fondi europei o governativi, sia locali che stranieri, attratti attraverso dei progetti, sono controllati dalle stesse istituzioni che li distribuiscono, e fiscalmente ogni associazione è responsabile del loro corretto uso di fronte alle autorità fiscali in Italia. L’invidia, la gelosia, la malizia dimostrate da alcune associazioni verso le altre, per quanto riguarda l’accesso ai fondi e l’impegnarsi in diverse attività, sono tratti naturali di ogni singola nazione. E tutte queste caratteristiche in qualche modo determinano la scrupolosità del soggetto sentendosi monitorato e quindi ha un lato positivo!
Finché qualsiasi azione, attività, sia essa la raccolta di fondi, beni, per la carità o di intrattenimento o di attività sociali, servizi per la comunità o attività professionale, si svolge nel quadro organizzato sotto gli auspici di un’organizzazione responsabile di fronte alla legge, tutto è innegabilmente corretto ed encomiabile. Altrimenti, sono soltanto gesti sovversivi o azioni di reato.
Carità e volontariato devono essere forti e intense, incoraggiate perché con esse sono sostenute delle persone giunte al limite della sopravvivenza, indipendentemente dove queste persone vivono, ma nulla può essere commesso illegalmente con un registro fiscale e autorizzazioni sanitarie.
I Romeni in Italia, associati o no, sono una comunità complessa e hanno dei reali valori, sono integrati nella stragrande maggioranza, che naturalmente contribuiscono all’economia e al benessere del paese ospitante e non hanno bisogno di rappresentanti autoproclamati.